Viterbo e Dintorni
Comune di Vetralla

Vetralla è un comune con poco meno di dodicimila abitanti e dista da Viterbo circa 18 km.

Secondo alcuni studiosi, il nome della cittadina deriva, da Veter Galla (vecchia Gallia), da cui Veteralla e poi Vetralla in quanto, affermano, fondata, da popoli galli della Scizia. Altri sostengono l'origine da Veter aula o Veterum aula, nel significato di stanza vecchia o stanza regale dei vecchi.

Lo stemma, che rappresenta una vite con grappoli in campo azzurro, ha fatto nascere la leggenda di Noè, sceso dall'Arca, arenatasi sulle alture di Valle Caiano, abbia fondato il primo villaggio del mondo dopo il diluvio proprio nella zona oggi occupata dalla cittadina.

Vetralla

Arte

A Vetralla diverse sono le opere degne di nota. Le due fontane, quella di piazza Marconi del 1300, elegante e ammirevole, quella delle Due Cannelle del 1581, purtroppo quasi nasco­sta da un arco, ripetono il gusto di arricchire le piazze, così diffuso nel Viterbese.

La chiesa già di S. Maria, ora di S. France­sco, reca uno dei pochi monumenti che si con­servano in Provincia eretti ai di Vico: è la tom­ba di Briobris, figlio di Giovanni, morto a 33 anni nel 1353. L'iscrizione loda il defunto e la sua famiglia. Ai lati del sarcofago si possono notare due scudi, uno con lo stemma dei di Vi­co, l'altro con lo stemma della stessa famiglia unito a quello degli Orsini. Sono gli stemmi di famiglie nemiche, come nemici si è nel Medio Evo. Nel giovane di Vico si rinnova, col sapore di una leggenda, la delicata storia di Giulietta e Romeo: egli è infatti frutto di un amore clan­destino fra due giovani le cui famiglie si odiano e si combattono; ma l'amore è più grande del­l'odio.

La chiesa di S. Francesco a tre navate, con tre absidi, un ampio presbiterio e la torre cam­panaria, ha una cripta molto irregolare, scavata nel tufo, posta proprio sotto il presbiterio. Gli affreschi del XV sec., che rappresentano S. Ber­nardino da Siena e S. Orsola, sono attribuiti al­la scuola di Benozzo Gozzoli.

Il portale della chiesa è sovrastato da una ricca lunetta a rilievo; nell'interno interessanti decorazioni ad arcatelle cieche sono poste lun­go le pareti laterali; il pavimento è a mosaico.

Nel duomo sono conservate diverse opere: una Madonna del XII sec. molto consunta e al­terata da vecchi ritocchi; alcuni ritengono che la tavola derivi dalla Madonna dell'Aracoeli; il Lavagnino la ritiene della fine dell'XI secolo. Un reliquiario in argento dorato rappresentan­te un angelo che sorregge una teca (si dice ab­bia conservato una reliquia di S. Andrea) por­ta la data del 1443 ed è stato bulinato dall'ora­fo viterbese Pietro Giovanni Anastasio Giudice.

Una Madonna e Santi del 1500 è forse l'o­pera più pregevole per fattura. Si ammirano in fine: un ricco Ciborio del 1400, un Paliotto del 1700 e l'Immacolata di D. Muratori. Molto bello è anche il fonte battesimale in legno scol­pito.

La chiesa di S. Maria, opera del 1695, fu eretta dal nipote di Innocenze XI, principe Li­vio Odescalchi, come testimonia l'iscrizione sul­la porta d'ingresso. In questo tempio, come in molti altri della Provincia, fu particolarmen-te venerato S. Michele Arcangelo.

La chiesa di S. Giuseppe conserva una tela del 1480, attribuita al Beato Angelico, mentre quella di S. Andrea Apostolo, costruita dal co­mune nel 1718, possiede la Sacra Famiglia del Caravaggio. La tela è di proprietà dell'ospedale.

Altre opere sono: la Rocca dei di Vico, di cui è rimasto solo un torrione; la Porta Romana fatta costruire da Alessandro Farnese nel 1575; il palazzo Comunale, la cui facciata è stata di­segnata dal Vignola e nell'interno ha sale affre­scate dagli Zuccari. I palazzi degni di essere vi­sitati sono: quello dei nobili Brugiotti-Carpegna, quello di Francesconi, ideato dal Vignola ed anch'esso affrescato dagli Zuccari, quello dei Nardini.

Ad ovest di Vetralla, presso il torrente Biedano, sono visibili i resti della necropoli etru-sca di Norchia. Sono tombe ricavate diretta­mente nella parete tufacea, che fiancheggia il torrente. Le tombe hanno cornici modinate, scolpite direttamente nella roccia. Due tombe presentano sopra gli accessi due prospetti trian­golari che sembrano timpani. In essi si distin­guono numerose figure a rilievo. Fra le altre si notano tre figure muliebri, forse danzatrici, ed una testa di Gorgone. Un frammento del pro­spetto è stato portato nel Museo Archeologico di Firenze. Sotto si possono ancora vedere trac­ce di colonne con trabeazioni a dentelli e trigli­fi. Nelle scene scolpite alcuni vogliono identifi­care l'episodio delle lotte fra greci e troiani in­torno al corpo dell'ucciso Patroclo. Poiché Norchia si presume sia stata distrutta nel III sec. a.C., la necropoli deve essere del IV o III se­colo a.C. :

Tra Vetralla e Viterbo si vedono resti murari, che forse appartengono al Forum Cassii .

Le rovine del castello medioevale di Orcla si elevano caratteristiche e solitarie dirimpetto alla necropoli etrusca, sulla sinistra del Biedano. Nei pressi esistono i ruderi della chiesa romanica di S. Pietro.

La biblioteca del convento dei Cappuccini possiede antichi testi di medicina.